Le nacchere nel flamenco
7 maggio, 2024
Se parliamo di nacchere, parliamo della ballerina Lucero Tena. Nata a Durango (Messico), ha iniziato fin da piccola a frequentare le lezioni di danza flamenca, a studiare la scuola bolera e a immergersi nella conoscenza delle danze tipiche del folclore spagnolo. Come riportato dal Portale degli Archivi Spagnoli del Ministero della Cultura, tra i suoi insegnanti c’era Domingo José Samperio, cantabro e musicologo, emigrato in Messico dopo la guerra civile. A lui e a Pilar Rojo, un’altra ballerina messicana di danza spagnola e flamenco, viene attribuita la creazione della “crotalogia concertata”, cioè dell’uso delle nacchere in concerto. Deve essere stato durante quelle lezioni con Samperio che Lucero si è innamorata di questo strumento a percussione per poi diventarne la principale esponente.
La sua fortuna è arrivata quando ha incontrato in Messico la ballerina barcellonese Carmen Amaya, l’artista in memoria della quale abbiamo aperto il Tablao de Carmen 35 anni fa, e quest’ultima l’ha invitata a ballare in uno spettacolo. Tena è così entrata a far parte della sua compagnia e ha girato per tre anni con lei in Messico e negli Stati Uniti, per poi finire a lavorare nel tablao madrileno El Corral de la Morería e stabilirsi nella capitale spagnola. È stata, dagli anni ’60, la maestra indiscussa delle nacchere, conosciute anche come castagnette, o “palillos”, come vengono chiamate nel mondo del flamenco e in alcune parti dell’Andalusia. Ha poi registrato alcuni album con questo suono come protagonista e offerto esibizioni nelle quali si distingueva come percussionista solista. Tra queste, va menzionata la sua performance più celebre, l’intermezzo della zarzuela La boda de Luis Alonsonel 2007.
Ma da dove viene questo strumento che il folclore spagnolo, e in particolare il flamenco, ha fatto così suo?
Storia delle nacchere nel flamenco
L’invenzione dei crótalos, precursori delle nacchere, è stata opera dei fenici, che avevano sotto il loro controllo la penisola Iberica e il Levante mediterraneo, e il cui dominio si estendeva fino all’attuale Israele tra il XIII e il VI secolo a.C.. La Guida del Flamenco di Luis López Ruiz indica che le ballerine fenice di Cadice venivano portate alle feste di Roma per intrattenere la scena dell’impero, usando i crótalos come parte dello spettacolo. Nell’Antico Egitto arrivarono addirittura ad avere un potere simbolico, che serviva a scacciare gli spiriti maligni, ed erano presenti in cerimonie religiose e funerarie, come segnala il sito web del Museo Archeologico Nazionale.
Per secoli questi strumenti hanno fatto parte di alcune rappresentazioni popolari, ed è stato alla fine del XVII secolo che le nacchere sono apparse per la prima volta anche in composizioni di musica classica grazie a Boccherini, violoncellista di origine italiana che compose un’opera in cui le nacchere avevano un ruolo principale. E va ricordato che addirittura uno dei compositori più illustri della musica classica, Richard Wagner, introdusse le nacchere nella sua opera Tannhauser, a metà del XIX secolo.
Le nacchere nella musica spagnola
Nella musica classica spagnola le nacchere assunsero un’enorme importanza ancor prima che nel flamenco stesso. Secondo la pagina web “Gran Gala Flamenco”, il chitarrista e compositore Santiago de Murcia le incluse negli intermezzi delle sue composizioni e nei fandango da lui firmati.
I due grandi compositori di musica spagnola del XX secolo, Manuel de Falla e Isaac Albéniz, inclusero le nacchere in molte delle loro composizioni. La zarzuela “La vida breve”, i Manuel de Falla, composta nel 1903 e con la quale il compositore vinse un concorso d’opera a Madrid quando ancora non era conosciuto, come spiega la Filarmonica di Los Angeles, fu una delle sue opere più celebrate, e includeva le lo strumento in questione. La ballerina Antonia Mercé, detta la Argentina , era l’incaricata di suonare le nacchere in questa pièce. La stessa artista si sarebbe anche esibita in un ballo con i “palillos” nella suite Castilla, dello stesso Albéniz, nel 1934. Nel 1966, il compositore spagnolo Joaquín Rodrigo debuttò con Due Danze Spagnole, pensate per le nacchere, e specificamente per quelle di Lucero Tena.
Nacchere nel flamenco
Inizialmente, l’uso dei “palillos” era una delle caratteristiche distintive della scuola bolera, che divenne popolare durante il XVII secolo. La scuola bolera si ispirava alle danze regionali e le adattava per presentarle alla corte reale, ossia le rendeva più eleganti e complesse, per cui questa disciplina era molto legata al flamenco nei suoi esordi.
Nel corso del XX secolo, l’incomparabile Carmen Amaya utilizzò le nacchere in diversi dei suoi spettacoli, con l’enorme influenza che il suo modo di fare aveva sugli altri ballerini, e apparve con esse nel film “La hija de Juan Simón”, del 1935, e nel film francese “Quand te tues-tu?” [Quando ti uccidi?], del 1953. Esistono degli stili in cui le nacchere vengono sempre usate, come le sevillanas, le seguiriyas, le cañas o le zambras, anche se ogni artista può scegliere di utilizzarle in qualsiasi stile.
Tipi di nacchere
Attualmente, le nacchere possono essere classificate in base al materiale con cui sono fatte, in base al loro utilizzo (professionale, semiprofessionale e iniziale), e in base al modo in cui sono state fabbricate (più o meno vuote), ma in generale possiamo distinguere quattro gruppi:
- A mano: le più utilizzate nella danza flamenca, unite da un piccolo cordino.
- Pollopas: fatte di plastica e comuni negli spettacoli di bambini o delle persone che stanno iniziando.
- Di base: quelle che sono attaccate a una base, solitamente usate nelle orchestre sinfoniche.
- A manico: o “palilleras”, composte da un manico allungato che tiene insieme entrambe le parti.
Al Tablao de Carmen, alcuni ballerini hanno portato le nacchere sul palcoscenico. Azahar Tortajada, giovane ballerina di Tarragona, parla così dei suoi “palillos”: “Ballare con le nacchere ti dà un altro registro e un’altra forma, ti apre a livello corporeo e ritmico, ti fa diventare un artista più completo”. Tortajada ha preso lezioni di nacchere per un anno, e adesso continua a imparare con l’aiuto dei suoi compagni e con il suo ballo sul nostro palco. Vieni a viverlo con noi, tutte le sere al Tablao de Carmen.