Pintaores: I ritratti della donna flamenca
13 novembre, 2024
L’arte del flamenco nella pittura: Una connessione profonda
Come cantava Pepe Marchena: “Una mattina, a Cordova, una mattina, Julio Romero dipinse Soleá, la gitana, e i suoi pennelli tremavano alla sua bellezza sovrana.” Julio Romero de Torres , nato a Cordova nel 1874, divenne uno dei più grandi ritrattisti della donna spagnola e flamenca. Fu uno dei primi “pintaores,” pittori innamorati del flamenco, che integrarono questa passione nelle loro opere. Anche numerosi poeti (come Federico García Lorca e Francisco Moreno Galván) hanno abbracciato il flamenco, aggiungendo diverse prospettive a quest’arte complessa.
Il 9 novembre ricorre il 150° anniversario della nascita di Romero de Torres, celebrato con eventi che onorano il suo lascito, tra cui commemorazioni al cimitero di San Rafael a Cordova, dove è sepolto, e la première di un documentario, Mira qué bonita es, dove otto dei suoi dipinti prendono vita attraverso la danza.
La donna flamenca nell’opera di Julio Romero de Torres
con la danzatrice barcellonese Julia Borrull.Le opere di Romero de Torres sono legate in modo intimo al flamenco e al mondo gitano lungo tutta la sua carriera. Tra i suoi dipinti più celebri troviamo La Niña de los Peines, ritratto della leggendaria cantante sivigliana; Cante Hondo, in occasione del Concorso di Cante a Granada nel 1922;La consagración de la copla, con la ballerina Pastora Imperio; e Alegrías, con la danzatrice barcellonese Julia Borrull.
L’influenza tra Romero de Torres e il flamenco era reciproca. La sua ultima opera, La chiquita piconera, è forse la più iconica. Ritrae una giovane cordovana, María Teresa López, con un paesaggio di Cordova sullo sfondo. Questo dipinto ha ispirato numerose canzoni, interpretate da artisti come Concha Piquer, Imperio de Triana e persino Rosalía. Ha influenzato anche Paco de Lucía nella sua Canción Andaluza e i celebri Sevillanas di Los de la Trocha.
La pittura come eredità del flamenco: Da Romero de Torres ai giorni nostri
““Volevo entrare nel flamenco, essere un pintor, uno di loro. [Mostrar] come l’arte visiva possa essere flamenca” Patricio Hidalgo nel documentario Menese, per il quale ha realizzato un ritratto del cantante sevigliano per la copertina. Artista originario di La Puebla de Cazalla, ritrae icone del XX secolo come Paco de Lucía, Antonio Mairena e Fernanda de Utrera, cercando di catturare il duende, lo spirito del flamenco, in ogni tela. Alla Biennale di Siviglia, la sua opera è stata esposta nella mostra Yunque, trazo y alcayata , ispirata alla canzone Otra galaxiadi Camarón. Tra gli artisti contemporanei, a Iván Lucas realizza mostre e festival dedicati al flamenco, mentre Miquel Barceló, è conosciuto per la copertina dell’ultimo album di Camarón, Potro de rabia y miel, e per il manifesto della Biennale di Siviglia. Il chitarrista Tomás Lorenzo porta avanti un progetto unico, “Disegnando il flamenco”, dove accompagna cantanti come Capullo de Jerez o Israel Fernández, disegnando la loro musica mentre ascolta.
Il flamenco nella pittura: Un’eredità viva
“Quello che l’artista cerca nel flamenco è la profondità e l’essenza espressiva,” ha scritto del lavoro di Romero de Torres il pittore andaluso Antonio Povedano Bermúdez. “Captar ese aura de misterio y drama que gravita sobre los que llevan el flamenco en el corazón y la garganta: Romero de Torres lo llevaba entrañado en lo más profundo y auténtico de su ser”, escribe en su texto para la Universidad de Córdoba, en la que cuenta que el pintor cordobés intentó incluso probar su suerte como cantaor en un café cantante llamado La Unión.
“Catturare quell’aura di mistero e dramma che emana da chi porta il flamenco nel cuore e nella voce: Romero de Torres lo incarnava nel profondo e nell’autentico del suo essere,” scrisse in un testo per l’Università di Cordova, dove racconta che il pittore provò persino a esibirsi come cantante in un café cantante chiamato La Unión.
Al Tablao de Carmen, la pittura occupa un posto centrale accanto al canto, al ballo e alla chitarra flamenca. Sul palco, dietro agli artisti, si trova una grande natura morta flamenca di Miguel Rasero, pittore nato a Cordova. Anche il nostro logo è un omaggio al flamenco: raffigura Carmen Amaya (la celebre ballerina che il Tablao de Carmen celebra), dipinta in Messico nel 1939 dal grande pittore valenciano Ruano Llopis. “Carmen Amaya, prodigio dell’arte flamenca, con ammirazione e affetto,” scrisse l’autore in un angolo del dipinto, catturando con i suoi pennelli il duende del flamenco, seguendo l’eredità di Julio Romero de Torres.