Flamenco XX-XXI: Da Carmen Amaya al Tiny Desk

Per alcuni è stata la migliore ballerina di flamenco di tutti i tempi. È nata nel quartiere del Somorrostro e ha girato il mondo con il suo flamenco. Alcuni l’hanno criticata al suo ritorno dagli Stati Uniti perché i suoi spettacoli erano troppo “americanizzati”. Quello che è ovvio è che la ballerina Carmen Amaya ha rivoluzionato il flamenco, soprattutto quello delle donne, e ha segnato una nuova era in questa disciplina.

Nel 1988 abbiamo aperto il Tablao de Carmen in suo onore, perché qui, nel Patio del Farolillo, ha ballato per il re Alfonso XVIII durante l’Esposizione Universale del 1929 a Barcellona. Carmen è stata una pioniera, ad esempio, nel ballare con i pantaloni, qualcosa riservato agli uomini fino a quel momento. La sua forza e il suo coraggio sul palco hanno conquistato il pubblico spagnolo e statunitense durante i suoi tour negli Stati Uniti, dove è arrivata quando è scoppiata la Guerra Civile in Spagna nel 1936. L’artista barcellonese ha rivoluzionato il modo di fare spettacoli a New York, rendendoli più spettacolari e grandiosi, e ha trasferito questa influenza alle sue proposte al suo ritorno in Spagna.

Nel XXI secolo, i ballerini di flamenco continuano a cambiare il flamenco con i loro contributi e innovazioni: Israel Galván, Rocío Molina, Jesús Carmona, Marcos Flores o Manuel Liñán, che sono stati persino criticati per allontanarsi dal canone e dal modo più tradizionale di ballare. Manuel Liñán, ad esempio, ha dichiarato recentemente in un’intervista a El Mundo che colleghi del mondo del flamenco gli hanno detto che ciò che faceva non era flamenco e che non doveva tradire quest’arte.

L’incontro con altre musiche

Nonostante l’opposizione da parte dei difensori dell’ortodossia e della purezza, il flamenco ha saputo e sa continuare a mescolarsi con altri tipi di musica. È stata molto celebrata l’unione del flamenco con il rock, iniziata dal chitarrista spagnolo Sabicas nel 1966 con l’album “Rock Encounter”, “il primo tentativo di fusione”, secondo il giornale Junta de Andalucía. Trent’anni dopo è uscito l’album “Omega”, del cantante Enrique Morente e del gruppo rock Lagartija Nick, considerato uno dei migliori album di flamenco d’avanguardia della storia. Questo suono ha aperto una strada che hanno continuato gruppi come Los Planetas o Derby Motoreta Burrito Cachimba. Anche il granadino Morente è stato molto innovativo nel fondere il flamenco con la musica classica nell’album “Alegro Soleá y Fantasía del Cante Jondo”.

Una delle fusioni di maggior successo degli ultimi anni è stata con il jazz, dall’avvento dell’album “Lágrimas Negras”, del pianista Bebo Valdés e del cantante madrileno Diego El Cigala, o “Spain Again”, del chitarrista Tomatito e del pianista Michel Camilo. Anche l’elettronica ha avuto la sua influenza, come dimostrato dai lavori di gruppi come Fuel Fandango, Mëstiza e La Plazuela, che hanno avvicinato quest’arte ai suoni elettronici e persino al funk.

Il flamenco nella lingua spagnola e nella cultura spagnola

Il flamenco ha avuto un impatto sulla società spagnola che ne ha influenzato anche il linguaggio. Ad esempio, nel linguaggio comunque fare un “desplante” significa agire con arroganza e sfacciataggine, visto che nel flamenco un desplante è la conclusione secca di una serie di passi durante la danza. Allo stesso modo, la parola “juerga”, nel dizionario della Real Academia de la Lengua Española, ha la sua traduzione in festa e baldoria. Il tutto rifacendosi alla nota juerga flamenca.

Il vocabolario in Spagna ha anche adottato la parola “duende”, per riferirsi a un fascino magnetico e misterioso. Nel 1933, il poeta di Granada Federico García Lorca presentò a Buenos Aires il suo “Gioco e teoria del duende“, in cui spiegava che in Andalusia questa parola viene continuamente utilizzata per designare quel dono inspiegabile di alcuni artisti di generare emozioni negli altri. “Per cercare il duende non c’è né mappa né esercizio. Si sa solo che brucia il sangue”, diceva lo stesso Lorca. In Spagna, oggi questo termine viene ancora utilizzato soprattutto nel flamenco, ma si è esteso anche al resto delle espressioni artistiche.

Nell’ambito estetico, l’immaginario del flamenco continua a essere utilizzato come topico della Spagna, tanto che a volte non è facile distinguere cosa sia spagnolo e cosa sia flamenco. Durante la dittatura di Francisco Franco (1936-1975), esisteva un movimento chiamato “nacional flamenquismo“, attraverso il quale il flamenco e la cultura andalusa hanno dominato l’identità spagnola. Ciò ha contribuito da una parte alla diffusione e commercializzazione dell’arte flamenca, ma ha anche alimentato il cliché della “Spagna delle nacchere e del tamburello”.

Nel XXI secolo il flamenco è stato di nuovo abbracciato come musica di culto. Continuano infatti a essere utilizzati elementi del flamenco per promuovere la cultura spagnola, come la pubblicità “Con mucho acento” di Cruzcampo in cui danno voce a Lola Flores, o il video di Tiny Desk con una festa di flamenco a tavola di C. Tangana.

“Tutto ciò che riguarda il flamenco rimane qualcosa di esotico, d’impressionante”, racconta Mimo Agüero, direttore del Tablao de Carmen. La passione, il mistero e la grazia del flamenco continuano a ipnotizzare spagnoli e stranieri, e la maniera in cui i ballerini di flamenco si muovono, battono le mani e organizzano una festa ha impregnato il modo di essere spagnolo in generale.

Al Tablao de Carmen ogni sera può essere apprezzato il flamenco nella sua espressione più autentica, vieni a godertelo!